Risorgimento by Walter Maturi

Risorgimento by Walter Maturi

autore:Walter Maturi [Maturi, Walter]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Treccani
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


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Restaurazione

Col nome di “Restaurazione” i pubblicisti e gli storici francesi designarono l’epoca del ristabilimento sul trono di Francia del ramo primogenito dei Borboni, dopo la tormenta rivoluzionaria e napoleonica. Dalla storia di Francia il vocabolo passò a comprendere tutto il periodo di storia europea, che va dal 1815 al 1830 e che è caratterizzato dalla lotta tra le vecchie monarchie restaurate e le nuove idee di libertà e di nazionalità. Ma oggi, spento l’interesse, spiccatamente ottocentesco, della polemica antilegittimista e anticlericale, il concetto di Restaurazione tende di fatto nelle pagine degli storici a sciogliersi in quello di origini del mondo contemporaneo, perché nel periodo 1815-1830 sono da rinvenire i germi dei grandi contrasti ideali, politici e sociali che sono tuttora attuali.

Per intendere la Restaurazione bisogna cominciare col dissociare la politica dalla filosofia politica di quell’età: una cosa furono Metternich, Luigi XVIII e il cardinale E. Consalvi; e un’altra J. de Maistre, A. de Bonald e Lamennais. La Restaurazione non fu una mera reazione: salvo che nella Spagna, ove Ferdinando VII abolì la costituzione del 1812 e si mise a governare coi metodi cari al principe di Canosa, e in alcuni principati tedeschi come l’Assia e italiani come Modena, gli Stati europei si ressero o col regime costituzionale o con quello dell’assolutismo settecentesco. Luigi XVIII s’infastidiva delle intemperanze degli ultra; Metternich obbligò re Ferdinando di Napoli a congedare il ministro Canosa nel 1822 per la sua politica reazionaria; Metternich stesso fece pressioni sulla Santa Sede per fare sconfessare nel 1825 come utopia da Medioevo la teoria del potere indiretto dei papi sui sovrani temporali. Le società segrete reazionarie, politiche come quella dei Calderari a Napoli o culturali come quella dell’Amicizia cattolica a Torino, furono perseguitate o sciolte. Ogni tentativo – salvo l’ultimo, quello del principe J. de Polignac che segnò la fine della Restaurazione – di trasformare lo Stato in uno Stato-partito controrivoluzionario, fu respinto dalle monarchie legittimiste. La liquidazione delle velleità di anacronistici ritorni al passato degli ex ordini privilegiati della nobiltà e del clero, proprio per opera di quegli istituti in cui maggiormente essi speravano, fu uno dei più notevoli risultati della Restaurazione.

Ma l’opera positiva della Restaurazione è altrove. I codici, il sistema amministrativo, frutto del moto secolare delle monarchie europee verso l’accentramento dei poteri e il livellamento delle classi, furono mantenuti. La Francia – a parte il breve episodio del terrore bianco – ricominciò la sua esperienza liberale, che servì da guida agli altri popoli; l’Italia ebbe al timone dei suoi Stati uomini come E. Consalvi, Luigi de’ Medici, V. Fossombroni, A. A. von Neipperg, Prospero Balbo, che erano della scuola del dispotismo illuminato.

Gl’interessi creati dalla rivoluzione, gli acquisti cioè dei beni ecclesiastici e feudali, come aveva preconizzato un grande pubblicista, J. Mallet du Pan, furono garantiti, e, in questo campo, senza voler fare un bisticcio di parole, le monarchie legittime segnarono la liquidazione legittima del passato. I problemi della ricostruzione economico-finanziaria vennero affrontati in pieno in Francia da una bella schiera di amministratori, dal barone Louis e da L.



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